venerdì 30 maggio 2025

Dinamiche affettive nell’era digitale





 

Una volta il conflitto si esprimeva con la voce, ora si gestisce con il silenzio.
Nel passato, litigare significava coinvolgersi emotivamente, mettersi in gioco, anche urlando. Oggi, il conflitto si manifesta attraverso l’evitamento: non rispondere ai messaggi, sparire, esercitare il potere attraverso l’assenza. È il ghosting come strategia di controllo emotivo.

Una volta si aspettava un segnale fisico, oggi si cerca una traccia digitale.
Attendere i passi sulle scale implicava attesa, presenza, relazione con il tempo. Ora si controlla compulsivamente l’"ultimo accesso", come se un dato virtuale potesse colmare il vuoto della vicinanza fisica. È l'illusione del contatto senza connessione reale.

Una volta il contatto era un’esperienza corporea, oggi è mediato da uno schermo.
Andare al cinema per tenersi la mano era una ritualità affettiva. Guardare un film “insieme” ma a distanza, commentando via chat, riflette una relazione mediata e frammentata. L’intimità è diluita, trasformata in messaggi e emoji.

Una volta l’emozione si affidava alla scrittura, oggi si autocensura.
Scrivere “mi manchi” con la penna comportava vulnerabilità e intenzione. Oggi le parole vengono scritte, cancellate, mai inviate. È il timore del rifiuto, della non reciprocità, che induce all’auto-silenzio emotivo.

Una volta si prometteva continuità, oggi si negozia il tempo.
Il “per sempre” era una proiezione affettiva sul futuro, ora sostituita da un prudente “vediamo come va”. È l’amore liquido di cui parlava Bauman: relazioni reversibili, gestibili, contrattuali.

Eppure continuiamo a chiamare questo adattamento “progresso”.
Ma è solo un’evoluzione della forma, non della sostanza. Una perdita di presenza, di corporeità, mascherata da modernità. La nostalgia che si nasconde dietro l’efficienza tecnologica.

A volte, per ritrovare la connessione autentica, basterebbe poco.
Un gesto semplice, reale: un citofono, una salita a piedi, un silenzio condiviso. Ricordare che l’amore non è un algoritmo, ma una presenza. Un esserci, con tutto il corpo, nel tempo dell’altro.

mercoledì 21 maggio 2025

Terapia di Coppia: Quando Due Persone Decidono di Ricominciare Insieme

 


La relazione di coppia è uno dei legami più profondi e significativi nella vita di una persona, ma è anche uno dei più complessi. Le sfide quotidiane, le aspettative non espresse, i cambiamenti individuali e gli eventi stressanti possono mettere a dura prova anche le unioni più solide. È in questi momenti che la terapia di coppia può rappresentare un’opportunità concreta di crescita, comprensione e cambiamento.

Cos'è la terapia di coppia?

La terapia di coppia è uno spazio sicuro e neutrale in cui due partner, guidati da uno psicologo, lavorano insieme per affrontare le difficoltà che stanno vivendo. Non si tratta di trovare un colpevole, ma di comprendere dinamiche relazionali, migliorare la comunicazione, riconoscere i bisogni reciproci e ricostruire fiducia e connessione emotiva.

Quando è utile intraprendere un percorso?

Ci sono segnali che indicano che la coppia potrebbe beneficiare di un supporto terapeutico:

  • Litigi frequenti o comunicazione bloccata

  • Sensazione di distanza emotiva

  • Difficoltà legate all’intimità o alla sessualità

  • Tradimenti o rotture della fiducia

  • Disaccordi sulla gestione dei figli, della famiglia o delle finanze

  • Transizioni importanti (convivenza, matrimonio, nascita di un figlio, lutto)

Anche quando non ci sono conflitti gravi, la terapia può essere un’occasione per consolidare il rapporto, migliorare l’empatia reciproca e costruire una relazione più consapevole.

Quali sono i benefici?

Un percorso di terapia può aiutare la coppia a:

  • Sviluppare una comunicazione più efficace

  • Riconoscere e gestire emozioni difficili

  • Riscoprire il valore dell’ascolto e della presenza reciproca

  • Affrontare decisioni importanti in modo condiviso

  • Rinforzare l’alleanza e il senso di “essere squadra”

La scelta di chiedere aiuto: un atto di coraggio

Molte coppie esitano a iniziare una terapia per paura del giudizio o perché pensano che “dovrebbero farcela da soli”. In realtà, chiedere aiuto non è un segno di debolezza, ma un atto di responsabilità e rispetto verso se stessi e la relazione. Intraprendere questo percorso significa riconoscere il valore della propria storia e desiderare il meglio per il futuro comune.


Vuoi dare una nuova possibilità al vostro rapporto?

Se tu e il tuo partner state attraversando un momento difficile o sentite il bisogno di ristabilire una connessione autentica, possiamo lavorarci insieme. Contattami per un primo colloquio: valuteremo insieme il percorso più adatto a voi, con professionalità e riservatezza.

Prenota una consulenza su MioDottore:
www.miodottore.it/giuseppe-mirabella-2/psicologo-psicologo-clinico/modica

Ricevo in studio e online

martedì 20 maggio 2025

Quando il dubbio è già una risposta: imparare ad ascoltarsi




C’è un messaggio che spesso sottovalutiamo, ma che il nostro corpo e la nostra mente conoscono bene: quando devi pensarci troppo, forse la risposta è già un no.

Immagina di camminare per le strade di Palermo e imbatterti in un’enorme installazione artistica: un cervello gigante, collocato davanti al maestoso Teatro Massimo. Non è solo un’opera d’arte, ma un potente simbolo. Vuole ricordarci una verità semplice, che a volte dimentichiamo: le risposte più autentiche non sempre arrivano dalla logica, ma spesso nascono da ciò che sentiamo dentro.

Il linguaggio silenzioso del corpo e delle emozioni

Quante volte ci siamo trovati in situazioni che ci mettevano a disagio, ci confondevano o ci facevano sentire “in allarme”, anche senza una spiegazione razionale? Spesso, quando proviamo una sensazione di disagio, è il nostro sistema interiore che cerca di comunicarci qualcosa. È un campanello d’allarme che merita ascolto.

Eppure, non sempre ci fidiamo di questi segnali. Li mettiamo in discussione, li razionalizziamo, cerchiamo giustificazioni. Siamo stati educati a pensare che la mente razionale debba prevalere sul sentire, che “pensarci bene” sia sempre il modo migliore per prendere decisioni.

Ma non è sempre così.

Il valore della chiarezza emotiva

Quando qualcosa è giusto per noi, spesso lo percepiamo immediatamente. Lo sentiamo “scorrere”, senza sforzo. Non c’è bisogno di lunghi ragionamenti o di mille ipotesi: la chiarezza emotiva è lì, limpida. Al contrario, quando il dubbio si insinua, quando ci sentiamo costretti a riflettere troppo, a cercare motivazioni per restare, accettare o sopportare… forse la risposta ce l’abbiamo già. E non ci piace.

Scegliere sé stessi è un atto di fiducia

Questo non significa evitare la riflessione o fuggire da ogni incertezza, ma imparare a riconoscere la differenza tra un dubbio sano – che apre nuove possibilità – e un dubbio che ci segnala un’incoerenza profonda tra ciò che siamo e ciò che stiamo vivendo.

Il vero lavoro psicologico, spesso, consiste nel ritornare al centro, ristabilire un contatto autentico con il proprio sentire e imparare a fidarsi di sé. Riconoscere che la confusione, in certi casi, è già una risposta. E che scegliere sé stessi non è egoismo, ma cura.

In conclusione

La prossima volta che ti senti in dubbio, non chiederti solo “cosa dovrei fare”, ma prova a domandarti: “cosa sento davvero?”. La risposta, forse, è già dentro di te. E nel dubbio, ricorda sempre: scegli te stessa. Sempre.

Se ti ritrovi in queste parole e senti il bisogno di fare chiarezza, di dare ascolto a ciò che provi e imparare a fidarti di te, puoi contattarmi per un percorso di sostegno psicologico.
Offro uno spazio di ascolto e confronto in cui esplorare insieme ciò che senti, senza giudizio. Perché il primo passo, a volte, è concedersi il permesso di chiedere aiuto.

mercoledì 7 maggio 2025

Cannabis, e manie di persecuzione: un rischio sottovalutato



Nel panorama attuale, l’uso di cannabis è spesso banalizzato, percepito da molti come un’abitudine “leggera” o addirittura terapeutica. Tuttavia, ritengo fondamentale informare su un aspetto troppo spesso ignorato: il legame tra cannabis e disturbi psicotici, in particolare le manie di persecuzione.


Cosa sono le manie di persecuzione?

Le manie di persecuzione si manifestano con la convinzione, infondata e rigida, di essere osservati, seguiti, spiati o danneggiati da altri. Non si tratta semplicemente di “paranoia passeggera”: in molti casi si configurano come deliri persecutori, che possono compromettere gravemente la qualità della vita, le relazioni e il funzionamento lavorativo e sociale della persona.

Il ruolo della cannabis e dell’hashish

Numerose ricerche scientifiche hanno confermato che l’uso regolare di cannabis – soprattutto le varietà ad alto contenuto di THC – può scatenare o aggravare sintomi psicotici, anche in soggetti senza una diagnosi psichiatrica pregressa.

Nei casi più gravi, l’abuso di cannabis o hashish può:

aumentare il rischio di sviluppare psicosi a esordio giovanile;

rendere più probabile l’insorgenza di deliri di persecuzione;

cronicizzare quadri psicopatologici in persone vulnerabili (ad esempio, con familiarità per schizofrenia o disturbi di personalità paranoide).


I segnali da non sottovalutare

Tra i campanelli d’allarme che ogni professionista, familiare o educatore dovrebbe conoscere:

isolamento crescente per “timore degli altri”;

convinzioni rigide di essere osservati o spiati;

difficoltà a distinguere tra realtà e pensiero soggettivo;

aumento dell’ansia o dell’irritabilità dopo l’uso.


La terapia psicologica

Nel mio lavoro clinico, accompagno molte persone che si trovano intrappolate in questo circolo vizioso: l’uso di cannabis sembra alleviare temporaneamente l’ansia, ma in realtà alimenta stati paranoidi che diventano sempre più invasivi e destabilizzanti.
Attraverso percorsi personalizzati, è possibile:

riconoscere e interrompere i pattern disfunzionali;

ricostruire il senso di realtà e fiducia negli altri;

sostenere la disintossicazione, anche con l’eventuale supporto psichiatrico.

Le manie di persecuzione non sono una “semplice paranoia da sballo”: sono segnali importanti, che meritano ascolto e trattamento.