mercoledì 23 aprile 2025

Cosa posso aiutarti ad affrontare

 



Nel mio lavoro accolgo persone che vivono momenti di difficoltà, sofferenza o cambiamento. Ecco alcune delle problematiche che affronto più spesso:

Ansia, stress e pensieri ricorrenti
Ti senti agitato, sotto pressione o hai pensieri che non riesci a spegnere? Posso aiutarti a ritrovare calma, equilibrio e chiarezza mentale.

Depressione e tristezza profonda
Se senti un senso di vuoto, fatica a trovare motivazione o vivi un dolore emotivo costante, insieme possiamo esplorare e trasformare questo malessere.

Problemi relazionali e di coppia
Litigi frequenti, distanza emotiva, incomprensioni o difficoltà a comunicare? Possiamo lavorare sul migliorare la relazione e riscoprire un contatto autentico.

Difficoltà sessuali e intimità
Calo del desiderio, dolore nei rapporti, difficoltà a raggiungere il piacere o disfunzioni sessuali? Affrontiamo insieme questi temi con rispetto e competenza.

Identità e orientamento sessuale
Offro uno spazio sicuro dove esplorare chi sei, senza giudizi, per sostenere il tuo percorso di consapevolezza e autoaccettazione.

Traumi e abusi
Se hai vissuto esperienze dolorose o traumatiche, anche nell’infanzia, possiamo affrontarle insieme con delicatezza e strumenti adeguati.

Sostegno nella terza età
Mi occupo di benessere psicologico negli anziani, difficoltà legate alla demenza e supporto ai familiari che si prendono cura dei loro cari.

Supporto in ambito legale e giudiziario
Lavoro in contesti forensi per valutazioni psicologiche, tutela dei minori, perizie e situazioni delicate che coinvolgono la giustizia.

Mindfulness e crescita personale
Attraverso la mindfulness ti aiuto a vivere il presente, gestire lo stress e migliorare la qualità della tua vita e delle tue relazioni.


Ogni percorso è unico
Che tu stia vivendo un momento difficile o voglia semplicemente conoscerti meglio, il primo passo è parlarne. Insieme possiamo costruire un percorso su misura, rispettoso dei tuoi tempi e dei tuoi bisogni.

lunedì 21 aprile 2025

Genitori, non amici: il coraggio di educare


 

Nel ruolo genitoriale si intrecciano molteplici sfide: affetto, responsabilità, limiti, senso di colpa. Una delle più sottili ma insidiose è la tendenza — spesso inconsapevole — a voler essere amici dei propri figli.

Essere genitori, però, non è un esercizio di simmetria. È un compito educativo che richiede presenza, fermezza e, soprattutto, una visione a lungo termine.

I piani devono rimanere sfalsati, perché è proprio questa differenza che permette ai figli di essere accompagnati, sostenuti e orientati. Il genitore non cammina allo stesso livello del figlio: osserva da un’altra prospettiva, più ampia, più matura, e da lì si assume la responsabilità di indicare la strada.

Un genitore non può essere la "migliore amica" o il "migliore amico" del proprio figlio. Quando questo accade, spesso non si sta esercitando il ruolo genitoriale su un piano autentico, e a livello più sottile si rischia di entrare in dinamiche manipolatorie, anche se involontarie. Il bisogno di vicinanza, di approvazione o di compensazione non può mai sostituirsi alla funzione educativa.

Uno degli strumenti più importanti in questo processo è la capacità di dire “NO”.

Il no non è un atto punitivo, ma una forma di protezione, di orientamento, di contenimento. È un confine chiaro che insegna il rispetto, la frustrazione, la realtà.
Un bambino che non incontra mai un no, sarà un adulto in difficoltà nell'accettarlo e nel pronunciarlo.

Educare significa anche avere il coraggio di stare scomodi, di reggere l’impopolarità, di tollerare la protesta. Ma è proprio in questa scomodità che si costruisce la fiducia: sapere che c’è un adulto che regge, che contiene, che guida.

La funzione genitoriale è, a tutti gli effetti, una funzione educativa, e come tale richiede consapevolezza, coerenza e strumenti interiori adeguati.

Quando il carico emotivo diventa troppo pesante, quando si fa fatica a trovare un equilibrio tra affetto e autorevolezza, un percorso psicologico può rappresentare uno spazio utile per ridefinire il proprio ruolo, sciogliere nodi interiori e rafforzare la propria funzione educativa.


Hai bisogno di sostegno?

Prenota un colloquio psicologico: Dr. Giuseppe Mirabella

mercoledì 16 aprile 2025

Il giorno in cui ho scelto di allontanarmi

 



C’è un momento, nella vita di molti, in cui restare diventa più doloroso che andare via.
Un momento in cui, nonostante l'affetto, nonostante l'abitudine, nonostante la speranza... sentiamo che continuare a restare significa smettere di rispettare sé stessi.

Questa è la storia di una scelta difficile, ma necessaria: quella del distacco.

Non è stato un gesto impulsivo.
Nessuna lite, nessuna rottura drammatica.
Solo la profonda consapevolezza che stavo trascurando i miei bisogni per mantenere una relazione che, ormai, faceva più male che bene.


Confini personali: una protezione sana, non una barriera

In psicologia si parla spesso di confini personali, un concetto centrale nella regolazione delle relazioni interpersonali.
I confini non sono muri. Sono linee emotive, mentali e a volte fisiche che proteggono il nostro spazio interiore.
Quando non vengono rispettati, ci sentiamo invasi, sopraffatti, e spesso perdiamo il contatto con noi stessi.

Allontanarsi, in certi casi, non è rifiutare l’altro, ma smettere di rifiutare sé stessi.


Il distacco non è odio, ma consapevolezza

La cultura del "resistere sempre" ci ha insegnato che l’amore richiede sacrificio.
Ma raramente ci è stato detto che anche amare sé stessi richiede scelte coraggiose.

Allontanarsi può essere un atto d'amore:
🔹 verso sé stessi, per proteggere la propria salute mentale
🔹 verso l'altro, per evitare che il dolore diventi rabbia
🔹 verso la relazione, per lasciare spazio alla guarigione


Puoi amare e allo stesso tempo dire "basta"

Il distacco consapevole non nasce dall'odio, ma dalla cura.
Dalla volontà di non trasformare il dolore in rancore.
Di chiudere una porta con rispetto, e magari, nel tempo, aprirne altre... dentro e fuori di sé.


 In conclusione

Se ti trovi in una relazione — affettiva, familiare, lavorativa — in cui senti che i tuoi confini vengono ignorati, chiediti:
Sto scegliendo me stesso/a?
Mi sto proteggendo?

Ricorda: mettere dei limiti non ti rende freddo, distante o cattivo.
Ti rende consapevole. Ti rende presente. Ti rende vero.


Hai bisogno di sostegno?

Prenota un colloquio psicologico: Dr. Giuseppe Mirabella 

giovedì 10 aprile 2025

Dismorfofobia peniena: quando la percezione distorta del proprio corpo diventa sofferenza




Nel mio lavoro come psicologo e educatore sessuale, incontro spesso uomini che vivono in silenzio un disagio profondo legato alla percezione delle dimensioni del proprio pene.
Questo fenomeno, noto come dismorfofobia peniena (o "Small Penis Anxiety", in inglese), può generare ansia, bassa autostima, difficoltà relazionali e sessuali, fino ad arrivare a una vera e propria ossessione.
Cos'è la dismorfofobia peniena?
Si tratta di una condizione psicologica in cui la persona è convinta che il proprio pene sia troppo piccolo, anche quando, oggettivamente, rientra nella norma anatomica. Non si parla quindi di una reale micropenia (una condizione medica rara), ma di una distorsione percettiva che può diventare invalidante.
Spesso il confronto con immagini pornografiche o ideali irrealistici contribuisce ad alimentare queste insicurezze, creando un senso di inadeguatezza che mina il benessere psicosessuale.
È importante sapere che non si è soli. E soprattutto: esistono strumenti concreti per affrontare questo malessere.
Se ti riconosci in queste parole — se vivi con ansia il rapporto con il tuo corpo, se ti senti bloccato nelle relazioni intime o eviti la sessualità per vergogna o paura di essere giudicato — sappi che puoi parlarne.
Come psicologo e educatore sessuale, offro uno spazio sicuro, senza giudizio, in cui esplorare insieme questi vissuti. Attraverso il dialogo e percorsi mirati, è possibile riscoprire un rapporto più sereno con la propria corporeità e con la sessualità.

Contattami per fissare un colloquio, un primo passo può davvero fare la differenza.