Tra le dipendenze senza sostanza, in particolare il gioco d’azzardo, troviamo anche: dipendenze affettive, da sesso, da internet, da acquisti compulsivi. Si tratta di una patologia in preoccupante espansione cui sarebbe bene dedicare più attenzione. Una disamina di carattere semantico e concettuale sul problema del gioco d'azzardo.
In questi ultimi anni il mio
interesse si è focalizzato sulla patologia dalle dipendenze senza sostanza, in
particolare il gioco d’azzardo, dove troviamo anche: dipendenze affettive, da
sesso, da internet, da acquisti compulsivi. Si tratta di una patologia in
preoccupante espansione che a mio modesto avviso non viene sufficientemente
attenzionata, probabilmente perché socialmente condivisa da sempre più persone
e nel caso del gioco d’azzardo, “benedetta dallo Stato”. Le caratteristiche
indicative della dipendenza (tolleranza, astinenza, controllo), insorgono
tramite l’attivazione dell’escalation: ”passatempo vizio patologia”. La dipendenza
da gioco d’azzardo è subdola e insidiosa, perché difficilmente individuabile,
ad alta recidività e difficilmente trattabile con gli odierni mezzi
terapeutici.
A proposito di gioco d’azzardo:
Inizio con una disamina di
carattere semantico in riferimento al termine dipendenza, che proviene
etimologicamente dal latino: dipendere “pendere in giù”, quindi parlare di
dipendenza come di un fatto negativo evoca necessariamente il contrario;
indipendenza che è sinonimo di libertà; l’assioma principale che dovrebbe
guidare l’agire umano cosi da condurre alla felicità. Breve riflessione... Ma
essere felici che cos’è, desiderio o piacere? È desiderio, lo postula la
filosofia e la letteratura (non amo che le rose che non colsi), lo conferma la
scienza.
In neurofisiologia si afferma che il piacere
viene attivato dal rilascio di ormoni; le endorfine, come la morfina e l’oppio;
“calmanti”, mentre il desiderio e generato da un altro ormone; la dopamina,
l’ormone della”ricompensa”, che è un eccitante = “energia”. L’energia è vita, è
stimolo continuo, mai effimero o fine a se stesso come il piacere. È necessario
rimanere nel desiderio, cavalcarlo, pena il vederlo trasformare in bisogno =
“dipendenza”. Ma quali sono le cause che fanno si che l’uomo assuma comportamenti
dannosi per la propria salute e si renda schiavo dalle dipendenze?
Per dirla con Dostoevskij:
“Da un essere umano, che cosa ci si può attendere? Lo si colmi di tutti i beni
di questo mondo, lo si sprofondi fino alla radice dei capelli nella felicità, e
anche oltre, fin sopra la testa, tanto che alla superficie della felicità
salgano solo bollicine, come sul pelo dell’acqua; gli si dia di che vivere, al
punto che non gli rimanga altro da fare che dormire, divorare dolci e pensare
alla sopravvivenza dell’umanità; ebbene, in questo stesso istante, proprio lo
stesso essere umano vi giocherà un brutto tiro, per pura ingratitudine, solo
per insultare. Egli metterà in gioco perfino i dolci e si augurerà la più
nociva assurdità, la più dispendiosa sciocchezza, soltanto per aggiungere a
questa positiva razionalità un proprio funesto e fantastico elemento. Egli
vorrà conservare le sue stravaganti idee, la sua banale stupidità…”. Ma allora
è tutta colpa della stupidità?
Forse è meglio consultare la
Teoria di Eysenck.
Eysenck scoprì due dimensioni di base della personalità, che
indicò come introversione-estroversione e nevroticismo (stabile-instabile).
L’estroversione ha una base fisiologica. L’individuo estroverso sarebbe
corticalmente sotto-attivato è quindi avrà una fisiologica tendenza per la ricerca
di stimoli eccitanti e pericolosi, l’impulsività è una componente principale
della personalità dell’estroverso, vi è insomma una predisposizione a mettersi
nei guai. E avvalersi del contributo di Freud con Eros e Thanatos:
nell’antichità Eros & Thanatos, originariamente fratelli e figli della
Notte e di Erebo erano legati al mito dell’amore e della morte, entrambi erano
mediatori tra il caos e la perfezione, tra l’irrazionale e il razionale. Eros e
Thanatos sono complementari, non possono esistere l’uno senza l’altro. Non si
può prescindere da fisiologici stadi di dolore, in quanto il dolore è il
rovescio della medaglia del piacere. Ma quale che sia la interpretazione
eziologica il problema è che l’individuo è costantemente assorbito dal pensiero
del gioco, il quale diventa una strategia fallimentare di evitamento dai
problemi, vi è un continuo affidarsi alla sorte, per raggiungere la “felicità”,
per mezzo di somme di denaro sempre più consistenti, (comportamento favorito
dalla sindrome della tolleranza e dell’astinenza), fino a portarsi al tracollo
economico, dopodiché non esiterà a procurarsi il denaro anche con mezzi
illegali compromettendo gravemente la sua vita familiare e sociale, in danno
della propria autostima e dignità , allora è facile rimanere soli e vedere
affacciare l’ombra della depressione, nei casi piu gravi accompagnata
dall’estremo tentativo di rimettere tutto a posto attraverso il suicidio,
spesso attuato anche per mezzo dell’ “accoppiata vincente” fumo e alcol.
E
pensare che è solo un gioco.