martedì 29 ottobre 2024

Valutazione Psicodiagnostica del Danno da Lutto



La perdita di una persona cara rappresenta un evento altamente traumatico, in grado di generare sofferenze profonde e prolungate. In alcuni casi, il lutto può avere un impatto talmente grave sulla vita della persona da causare un vero e proprio danno psicologico, riconosciuto anche in ambito legale e assicurativo. La valutazione psicodiagnostica del danno da lutto è un processo strutturato che si propone di esaminare e quantificare l'impatto di questa perdita, allo scopo di comprendere l'entità della sofferenza e fornire un quadro completo per eventuali richieste di risarcimento o per l’avvio di un percorso terapeutico.

1. Obiettivi della Valutazione Psicodiagnostica

La valutazione psicodiagnostica ha lo scopo di:

  • Analizzare e descrivere l'impatto psicologico e le manifestazioni di disagio causate dal lutto;
  • Determinare se sono presenti sintomi clinici come ansia, depressione o disturbo post-traumatico;
  • Verificare se il lutto abbia causato un danno psicologico, distinguendolo dal processo fisiologico del lutto.

2. Processo di Valutazione

La valutazione del danno da lutto si articola in diverse fasi, utilizzando strumenti diagnostici e clinici specifici.

a. Colloqui clinici individuali
Attraverso colloqui approfonditi si esplorano l’esperienza soggettiva del lutto, il contesto personale e familiare, il livello di sofferenza e i sintomi emersi dopo la perdita. Questa fase permette di stabilire una relazione empatica e di valutare il grado di adattamento o di difficoltà incontrate nella gestione del dolore.

b. Valutazione dei sintomi psicopatologici
L'obiettivo è identificare la presenza di eventuali disturbi psicologici o psichiatrici, come depressione, ansia o disturbo da lutto persistente e complicato (Prolonged Grief Disorder), che possono compromettere significativamente il benessere della persona.

c. Strumenti psicodiagnostici standardizzati
Per supportare la valutazione, si utilizzano test psicologici e scale di valutazione clinicamente riconosciute:

d. Esame del funzionamento psicosociale
Si analizza la capacità della persona di svolgere le attività quotidiane e mantenere i rapporti sociali, indagando eventuali difficoltà nel lavoro, nella vita relazionale o in altre aree.

3. Aspetti Considerati nella Valutazione

  • Intensità e persistenza del dolore: valutazione del livello e della durata della sofferenza psicologica;
  • Compromissione funzionale: impatto del lutto sulle capacità di gestione della quotidianità;
  • Fattori di rischio e protettivi: aspetti come il supporto sociale, la resilienza personale, la storia clinica e il rapporto con la persona defunta;
  • Impatti specifici: ad esempio, il danno psicologico causato da circostanze traumatiche del lutto (come in caso di morte improvvisa o violenta).

4. Stesura della Relazione Psicodiagnostica

Al termine della valutazione, viene redatta una relazione tecnica dettagliata. Questa relazione include:

  • Descrizione della storia clinica e del contesto della perdita;
  • Analisi dei sintomi, con eventuale diagnosi di disturbi psicologici;
  • Risultati dei test psicodiagnostici somministrati;
  • Considerazioni sul grado di compromissione funzionale e sociale;
  • Quantificazione del danno psicologico, in base agli strumenti utilizzati e alla diagnosi.

5. Obiettivi Finali della Valutazione

La valutazione psicodiagnostica del danno da lutto non solo contribuisce alla comprensione della sofferenza, ma può anche essere un passo fondamentale verso un percorso di cura o per riconoscere il danno psicologico in ambito giuridico. Questo servizio offre supporto alle persone in lutto fornendo un quadro completo e oggettivo, necessario per affrontare e comprendere il dolore, ed è uno strumento fondamentale per chi intende intraprendere un percorso di risarcimento o di sostegno psicologico.

Questa valutazione è un servizio pensato per coloro che desiderano chiarire e approfondire l’impatto del lutto sulla propria vita e, ove necessario, avvalersi del supporto professionale per un riconoscimento giuridico del danno subito.

mercoledì 9 ottobre 2024

Scommettiamo che divento felice?

 

Tra le dipendenze senza sostanza, in particolare il gioco d’azzardo, troviamo anche: dipendenze affettive, da sesso, da internet, da acquisti compulsivi. Si tratta di una patologia in preoccupante espansione cui sarebbe bene dedicare più attenzione. Una disamina di carattere semantico e concettuale sul problema del gioco d'azzardo.


                                                                   


In questi ultimi anni il mio interesse si è focalizzato sulla patologia dalle dipendenze senza sostanza, in particolare il gioco d’azzardo, dove troviamo anche: dipendenze affettive, da sesso, da internet, da acquisti compulsivi. Si tratta di una patologia in preoccupante espansione che a mio modesto avviso non viene sufficientemente attenzionata, probabilmente perché socialmente condivisa da sempre più persone e nel caso del gioco d’azzardo, “benedetta dallo Stato”. Le caratteristiche indicative della dipendenza (tolleranza, astinenza, controllo), insorgono tramite l’attivazione dell’escalation: ”passatempo vizio patologia”. La dipendenza da gioco d’azzardo è subdola e insidiosa, perché difficilmente individuabile, ad alta recidività e difficilmente trattabile con gli odierni mezzi terapeutici.                                                 
A proposito di gioco d’azzardo:
Inizio con una disamina di carattere semantico in riferimento al termine dipendenza, che proviene etimologicamente dal latino: dipendere “pendere in giù”, quindi parlare di dipendenza come di un fatto negativo evoca necessariamente il contrario; indipendenza che è sinonimo di libertà; l’assioma principale che dovrebbe guidare l’agire umano cosi da condurre alla felicità. Breve riflessione... Ma essere felici che cos’è, desiderio o piacere? È desiderio, lo postula la filosofia e la letteratura (non amo che le rose che non colsi), lo conferma la scienza.

In neurofisiologia si afferma che il piacere viene attivato dal rilascio di ormoni; le endorfine, come la morfina e l’oppio; “calmanti”, mentre il desiderio e generato da un altro ormone; la dopamina, l’ormone della”ricompensa”, che è un eccitante = “energia”. L’energia è vita, è stimolo continuo, mai effimero o fine a se stesso come il piacere. È necessario rimanere nel desiderio, cavalcarlo, pena il vederlo trasformare in bisogno = “dipendenza”. Ma quali sono le cause che fanno si che l’uomo assuma comportamenti dannosi per la propria salute e si renda schiavo dalle dipendenze?

Per dirla con Dostoevskij: “Da un essere umano, che cosa ci si può attendere? Lo si colmi di tutti i beni di questo mondo, lo si sprofondi fino alla radice dei capelli nella felicità, e anche oltre, fin sopra la testa, tanto che alla superficie della felicità salgano solo bollicine, come sul pelo dell’acqua; gli si dia di che vivere, al punto che non gli rimanga altro da fare che dormire, divorare dolci e pensare alla sopravvivenza dell’umanità; ebbene, in questo stesso istante, proprio lo stesso essere umano vi giocherà un brutto tiro, per pura ingratitudine, solo per insultare. Egli metterà in gioco perfino i dolci e si augurerà la più nociva assurdità, la più dispendiosa sciocchezza, soltanto per aggiungere a questa positiva razionalità un proprio funesto e fantastico elemento. Egli vorrà conservare le sue stravaganti idee, la sua banale stupidità…”. Ma allora è tutta colpa della stupidità?

Forse è meglio consultare la Teoria di Eysenck. 
Eysenck scoprì due dimensioni di base della personalità, che indicò come introversione-estroversione e nevroticismo (stabile-instabile). L’estroversione ha una base fisiologica. L’individuo estroverso sarebbe corticalmente sotto-attivato è quindi avrà una fisiologica tendenza per la ricerca di stimoli eccitanti e pericolosi, l’impulsività è una componente principale della personalità dell’estroverso, vi è insomma una predisposizione a mettersi nei guai. E avvalersi del contributo di Freud con Eros e Thanatos: nell’antichità Eros & Thanatos, originariamente fratelli e figli della Notte e di Erebo erano legati al mito dell’amore e della morte, entrambi erano mediatori tra il caos e la perfezione, tra l’irrazionale e il razionale. Eros e Thanatos sono complementari, non possono esistere l’uno senza l’altro. Non si può prescindere da fisiologici stadi di dolore, in quanto il dolore è il rovescio della medaglia del piacere. Ma quale che sia la interpretazione eziologica il problema è che l’individuo è costantemente assorbito dal pensiero del gioco, il quale diventa una strategia fallimentare di evitamento dai problemi, vi è un continuo affidarsi alla sorte, per raggiungere la “felicità”, per mezzo di somme di denaro sempre più consistenti, (comportamento favorito dalla sindrome della tolleranza e dell’astinenza), fino a portarsi al tracollo economico, dopodiché non esiterà a procurarsi il denaro anche con mezzi illegali compromettendo gravemente la sua vita familiare e sociale, in danno della propria autostima e dignità , allora è facile rimanere soli e vedere affacciare l’ombra della depressione, nei casi piu gravi accompagnata dall’estremo tentativo di rimettere tutto a posto attraverso il suicidio, spesso attuato anche per mezzo dell’ “accoppiata vincente” fumo e alcol. 
E pensare che è solo un gioco.

venerdì 4 ottobre 2024

Dove inizia la guarigione

 

                                              



Il miglioramento che stiamo cercando si trova nelle conversazioni scomode che continuiamo a evitare.

La vera cura si trova nei piccoli aspetti della nostra vita quotidiana, quelli che abbiamo davanti agli occhi ma scegliamo di non affrontare:

I piatti sporchi nel lavandino...

Il letto non rifatto appena alzati…

Gli allenamenti o le camminate a cui non partecipiamo e le scelte alimentari più sane che continuiamo a rimandare.

Le piccole bugie che raccontiamo a noi stessi e a cui finiamo per credere.

Le conversazioni difficili che evitiamo con le persone che diciamo di amare.

La guarigione comincia da qui.